S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

Qual è il primo di tutti i comandamenti? Una domanda rivolta a Gesù per chiedere qual è la cosa più importante da fare nella vita? Da fare per essere dei bravi cristiani, apposto? Una domanda che dice un bisogno di unità, di priorità.

Oggi c’è il rischio di essere distolti in tante cose da fare per dimostrare di essere bravi, per essere tranquilli, per avere di più.

Gesù ci riporta all’essere: ascolta Israele, ama Dio e il prossimo.

I primo passo è ritornare ad ASCOLTARE una parola che ci orienta alla vita. I comandamenti sono orientamenti per la vita, sono il minimo da vivere se vogliamo stare in vita noi e le persone con le quali viviamo. Di fronte a tante possibilità è fondamentale ritornare ad ascoltare chi ha per noi una parola per la vita.

Poi amare con TUTTO il… è la dimensione di tutta la persona che è coinvolta, non è una questione solo di ragionamento, celebrale, ma amare richiama in causa la testa, il cuore (le emozioni), il corpo, quindi i gesti concreti, le parole gli atteggiamenti. E’ un amore che ti porta a sporcarti le mani, a patire, soffrire, a non essere indifferente. Oggi c’è il rischio di dividere la testa, il cuore, il corpo, ma questo porta a vivere a metà, porta a degli eccessi o vivere a compartimenti stagni. Quel amare con tutto ti fa respirare la vita a pieni polmoni.

E poi amerai il prossimo tuo come te stesso… S. Giovanni è forte quando dice: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”. Proprio perché Dio si è fatto carne umana in Gesù l’amore a Dio si concretizza nell’amore ai fratelli. Consiste nel coinvolgersi, non tirare dritto, sporcarsi le mani e fare quanto è in nostro potere. Amerai cioè è un’azione continua.

Amare gli altri come te stesso, è il riscoprirsi amati, quindi preziosi agli occhi di Dio e degli altri e quindi donare questo a chi è nella necessità. L’amore vero a Dio si concretizza nell’attenzione e cura vera verso il prossimo. Anche qui c’è il rischio di dividere, magari pensando che il più bel modo di rendere culto a Dio sia una preghiera ben fatta, una celebrazione perfetta o vivere le pratiche religiose, e magari poi dimenticarsi di chi è nel bisogno, o vivere tutt’altro nella vita. Il più bel culto a Dio è dare dignità, cura attenzione all’umanità. Le nostre celebrazioni sono autentiche, belle, nutrienti quando celebrano la vita nelle sue diverse situazioni e diventano momento di comunione con Dio e con la comunità. Questo è possibile quando si rinvigoriscono i legami tra noi.

Vivere così l’amore non è mai finito è un continuo cammino per gustare di essere parte del regno di Dio, per guastare la presenza di Dio qui su questa terra grazie al nostro amare con tutto noi stessi.