S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

foglietto n. 25/2022

Domenica 19 Giugno 2022
Corpus Domini 

Prenotazione delle Messe per i defunti: in canonica e in sacrestia prima e dopo le celebrazioni

Da questa domenica, 19 giugno, inizia l’orario estivo delle Messe domenicali fino a fine agosto ore 8.30 a Silvelle – ore 10.00 a S. Ambrogio
N.B. Questo orario, permettere ai sacerdoti di partecipare alle attività estive dei ragazzi, da metà giugno a fine agosto. (Messe festive a Silvelle e S. Ambrogio sono 4 – due al sabato, una per parrocchia alla domenica – Trebaseleghe una al sabato e 4 alla domenica;

* Gesto di Carità: Raccolta dei generi alimentari – CESTO della CONDIVISIONE, in Chiesa (aiuto alle famiglie del territorio, si portano generi di prima necessità riso, legumi, scatolame) verranno distribuiti al sabato pomeriggio a Levada;

Appuntamenti della settimana e Avvisi pastorali

Domenica 19 giugno – Festa del Corpo e Sangue del Signore – unica Messa al mattino ore 10.00 e al termine ci sarà la Processione Eucaristica;
all’esterno della chiesa: la Vendita dei dolci dell’Azione Cattolica (per il finanziamento delle attività estive);
Apertura Bar dell’Oratorio: al mattino ore 10.15 – 12.30   al pomeriggio ore 15.00 – 18.00

* Lunedì 20 giugno: Grest a S. Ambrogio continua in questa seconda settimana per i ragazzi delle elementari e medie, questa esperienza di gruppo; laboratori, giochi, musica e tanto divertimento; Venerdì 24 giugno – Uscita unitaria del Grest di S. Ambrogio e Silvelle

Domenica 26 giugno: S. Messa al mattino ore 10.00 a S. Ambrogio – ore 8.30 a Silvelle;
in questa domenica in preparazione alla Festa dei Santi Pietro e Paolo, si celebra la

GIORNATA per la CARITA’ del PAPA

“Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri, come già fate”
Abbracciare gli altri attraverso le mani del Papa è un gesto che realizza la pace, sostenendo la premura del Santo Padre per le situazioni di indigenza e di povertà; in questa Giornata, anche noi possiamo dare il nostro contributo per le opere di Carità del Papa.

COMMENTO AL VANGELO

Così la vita fiorirà in tutte le sue forme
di E. Rocchi

Vangelo di Luca (9, 11– 17)
    Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà.

Mandali via, è sera ormai, e siamo in un luogo deserto. Gli apostoli si preoccupano per la folla, ne condividono la fame, ma non vedono soluzioni: «lascia che ciascuno vada a risolversi i suoi problemi, come può, dove può». Ma Gesù non ha mai mandato via nessuno. Anzi vuole fare di quel luogo deserto una casa calda di pane e di affetto. E condividendo la fame dell’uomo, condivide il volto del Padre: “alcuni uomini hanno così tanta fame, che per loro Dio non può avere che la forma di un pane” (Gandhi). E allora imprime un improvviso cambio di direzione al racconto, attraverso una richiesta illogica ai suoi: Date loro voi stessi da mangiare. Un verbo semplice, asciutto, concreto: date. Nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo, fattivo, di mani: dare (Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio (Gv 3,16), non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici (Gv 15,13).

Ma è una richiesta impossibile: non abbiamo che cinque pani e due pesci. Un pane per ogni mille persone e due pesciolini: è poco, quasi niente, non basta neppure per la nostra cena. Ma il Signore vuole che nei suoi discepoli metta radici il suo coraggio e il miracolo del dono. C’è pane sulla terra a sufficienza per la fame di tutti, ma non è sufficiente per l’avidità di pochi. Eppure chi dona non diventa mai povero. La vita vive di vita donata.

Fateli sedere a gruppi. Nessuno da solo, tutti dentro un cerchio, tutti dentro un legame; seduti, come si fa per una cena importante; fianco a fianco, come per una cena in famiglia: primo passo per entrare nel gioco divino del dono. Fuori, non c’è altro che una tavola d’erba, primo altare del vangelo, e il lago sullo sfondo con la sua abside azzurra. La sorpresa di quella sera è che poco pane condiviso tra tutti, che passa di mano in mano e ne rimane in ogni mano, diventa sufficiente, si moltiplica in pane in-finito. La sorpresa è vedere che la fine della fame non consiste nel mangiare da solo, a sazietà, il mio pane, ma nello spartire il poco che ho, e non importa cosa: due pesci, un bicchiere d’acqua fresca, olio e vino sulle ferite, un po’ di tempo e un po’ di cuore, una carezza amorevole.

Sento che questa è la grande parola del pane, che il nostro compito nella vita sa di pane: non andarcene da questa terra senza essere prima diventati pezzo di pane buono per la vita e la pace di qualcuno. Tutti mangiarono a sazietà. Quel “tutti” è importante. Sono bambini, donne, uomini. Sono santi e peccatori, sinceri o bugiardi, nessuno escluso, donne di Samaria con cinque mariti e altrettanti fallimenti, nessuno escluso. Prodigiosa moltiplicazione: non del pane ma del cuore.