S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

Mi ha fatto riflettere l’affermazione di un adolescente: io non credo perché non vedo Dio. Una affermazione che ha la sua pertinenza, penso che la risposta sia il brano del vangelo che abbiamo ascoltato. Il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo ci mostra come noi possiamo vedere la presenza di Dio nei gesti di cura di vita per gli altri, come Gesù ci ha mostrato. Per trovare allora risposta Gesù ci riporta intanto all’ascolto della Parola di Dio. C’è una parola che ci viene donata a cui obbedire, per trovare vita.  Per avere la vita eterna, per essere felce vivi l’amore a Dio e al prossimo.

Possiamo fare i conti anche noi con una religiosità di facciata, esteriore, fatte di preghiere, azioni sacre, riti, è questo il volto di Dio? E’ questa la vera fede? Cosa significa concretamente amare Dio e il prossimo?

Gesù lo racconta con una parabola, una storia verosimile che porta anche noi a vivere un passaggio: dal chiederci chi è il mio prossimo al farmi prossimo per gli altri.

Quell’uomo incappato nei briganti: rappresenta l’umanità bisognosa, ciascuno di noi, da chi è ammalato, a chi è povero, umiliato, calpestato nella dignità, all’orfano, è l’umanità che grida aiuto anche nel silenzio.

Di fronte a questa situazione Gesù ci presenta due modi di agire: Il sacerdote e il levita rispecchiano il penso per me, guardo prima la legge, cerco di non contaminarmi. Essi vedono e tirano dritto. E’ il dramma ancora oggi dell’indifferenza. Prima penso per me a cosa può capitare a me se mi fermo e gli altri si arrangino. Uno stile oggi molto diffuso e propagato condito insieme dal diffondere la paura verso l’altro, il diverso, il bisognoso.

Il samaritano rappresenta il mi fermo e mi sporco le mani per l’altro. Ci mostra cosa significa amare concretamente. Il Samaritano vede e non tira dritto, ma scatta dentro di lui la compassione, si ferma e si fa vicino. La compassione quell’amore viscerale che ti coinvolge e ti fa sentire tua la sofferenza dell’altro e questo ti spinge ad agire. Gesù attraverso il samaritano mette in risalto il verbi della vita, dell’amore: vedere, provare compassione, fermarsi, farsi vicino, fasciare, versare, caricare, portare e pagare. In questi verbi avviene il passaggio dal chi è il mio prossimo al come farsi prossimo, significa pagare di persona, perdere tempo, cambiare i propri programmi, uscire dagli schemi mentali, religiosi, politici, mettere davanti l’umanità bisognosa offrendo se stessi, accettando di perdere tempo, denaro, forze, senza contraccambio, stando dentro e accanto alle situazioni.

Quella del samaritano è un’azione che orienta a servire la vita, la dignità, la crescita dell’altro senza rivendicare meriti.

E’ amare in questo modo, è facendoci prossimi così che manifestiamo la nostra fede autentica, che mostriamo il volto di Dio, quel Dio che Gesù ci ha mostrato facendosi samaritano per primo verso di noi.