S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

Siamo stati invitati a portare un po’ di terra da mettere ai piedi del ceppo… La terra dice la nostra esistenza, la nostra vita così com’è.

Sarebbe bello chiederci che tipo di terreno sono oggi?

A Dio ogni terreno va bene, perché abbiamo rischiato di esserci, e allora possiamo lasciarci lavorare. Lasciarci lavorare dalla parola di Dio: “Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino… preparate la via al Signore”.

Perché si prepara la terra? Perché venga favorita la vita, perché il seme possa attecchire e portare poi frutto nella pianta. Perché dovremmo convertirci?

Per dovere, per paura?  No. Perché il regno dei cieli è vicino. Perché Dio è vicino, perché Dio si fa carne umana  in Gesù. La presenza del Signore si gusta nelle pieghe dell’umanità, perché egli libera il misero che lo invoca e il povero che non trova aiuto. Questo regno che Gesù è venuto a mostrarci è un mondo nuovo intessuto di rapporti buoni e felici. Gesù con la sua vita è incarnazione di un Dio che si fa intimo ad ogni persona e così porta vita.

Come preparare? Ci sono diversi modi di preparare la terra: aratura, estirpatura, fresatura, livellare…

Lavorare per la nostra vita si traduce in convertire, significa cambiare direzione, cambiare mentalità. Possiamo farlo in tre direzione.

La prima e GIRARSI verso l’umanità, la nostra e quella intera. Rivolgersi all’umanità è rivolgersi a Gesù, imitare seguire lui, guardare a Lui come lui ha vissuto. Questo comporta a prendere sul serio e a dare dignità a ogni persona.

La seconda direzione è TOGLIERE per fare spazio. In questi tempi c’è un continuo invito a prendere, ad avere a riempire. Se sono pieno di me, del mio bastare a me stesso, individualismo, non ho bisogno degli altri, sono io criterio di me stesso, non c’è spazio neanche per Dio che desidera incontrarmi attraverso la carne dell’altro. Togliere quello che non è necessario, le spese superflue, le chiacchiere inutili. Togliere tutto ciò che fa male all’uomo, pensieri cattivi, sospetti fondati su chiacchiere…

La terza direzione ESSERCI. Fate frutti di conversione…Non basta dire le preghiere, venire in chiesa, dirci cristiani, la conversione è fare la propria parte lì dove viviamo, assumerci le nostre responsabilità anche quando costa fatica ed è scomodo. In nome del vangelo, di quel Dio che si fa vicino e prende sul serio l’umanità è non far finta di niente verso le ingiustizie, verso le cose che non vanno magari lì nell’ambiente di lavoro, in famiglia, in comunità.

Preparare non è facile, costa fatica, ascolto, silenzio, sacrificio, ma è per accogliere quel seme che porta vita, è il seme del verbo che si fa carne per abitare in mezzo a noi e non farci sentire più terra abbandonata o devastata dal male. Prepariamo per poter accogliere il germoglio che spunterà.