S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

“E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare?” Con questa domanda farisei ed erodiani vogliono incastrare Gesù. Qualsiasi risposta avesse dato o si sarebbe messo con i Romani e contro la sua gente o viceversa.

Gesù è abile nel smascherare la loro ipocrisia e aprire orizzonti nuovi nella sua risposta. Possiamo chiederci quando ricorriamo a Dio è per chiedere un aiuto, una luce oppure vogliamo incastrarlo dentro i nostri pensieri?

Di fronte a quel “E’ lecito pagare” Gesù risponde con un “Rendete”. Rendere una cosa significa prima che l’hai ricevuta. Quante volte anche noi rischiamo di vivere la relazione con Dio come un pagare, una messa, un sacramento, un compilare carte, un dover far qualcosa per avere in cambio.

RENDERE è il verbo che sorregge la risposta di Gesù, è il verbo che toglie dalle strettoie del dovere e apre prospettive nuove di libertà, di scelte responsabili, ponderate in riferimento a Dio e alla società. Guardiamo questo rendere nelle due direzioni.

RENDETE A Cesare: Gesù non vive fuori della società è dentro il suo contesto. Gesù parla di un dare e avere, voi usate questa moneta che vi garantisce strade, giustizia, istruzione, mercato, servizi… Avete ricevuto ora restituite, pagate le tasse per un servizio che tocca tutti…

Rendo perché riconosco di  aver ricevuto. Restituisci perché godi di un servizio. Questa chiarezza di Gesù oggi stride dentro la situazione economica, di manovre finanziarie, di chi si vede tagliati i fondi per la scuola, la ricerca, per i più deboli. A volte non si vedono questi servizi. E così facciamo i conti con lei evasioni fiscali, di chi si giustifica in mille modi per evadere le tasse o falsificare i bilanci per non pagarle, oppure di chi è ligio e paga le tasse passando anche da sciocco. Difficile restituire a Cesare (a Roma) di cui mi fido poco, a Cesare che ruba, a Cesare che chiede sempre ai soliti, ai più deboli i sacrifici per la collettività. Di fronte a questa fatica chiediamoci per noi cosa può significare questo RENDERE, come lo viviamo dentro le nostre scelte quotidiane. Rendere vuol dire anche imparare a protestare, a denunciare ciò che non va, soldi sperperati o mal distribuiti, tasse troppo opprimenti…

RENDETE a Dio… in queste parole si apre una voragine, come possiamo rendere a Dio per tutto ciò che ci ha donato? Forse per capirlo bisogna prima di tutto imparare a vedere quello che abbiamo ricevuto. Con Dio a volte ci sentiamo che dobbiamo pagare per avere, invece è aprirci prima di tutto a una gratuità da accogliere. La gratuità del dono della vita, delle persone, del creato, della bellezza e unicità di ciascuno, della ricchezza e potenzialità che portiamo in noi. La gratuità di saper riconoscere i segni della cura di Dio per noi, e quante altre cose ancora…

C’è il rischio di essere usciti da questa logica del rendere perché abbiamo ricevuto, che è una logica normale: ho ricevuto amore, cure attenzioni mi viene spontaneo donarli per essere passati alla logica del comprare, avere, pagare, alla logica del contratto o del dovere, del possedere di più per essere.

Impariamo a dire grazie di quanto abbiamo, certo frutto anche del nostro lavoro, impegno, più in profondità riconoscere che abbiamo ricevuto tutto, niente ci porteremo via quando lasceremo questo mondo. Allora il più bel modo di rendere è saper accogliere per poi ridonare, è far circolare vita, cura, attenzioni per le persone e il mondo dove viviamo.

Grande è il Signore e degno di ogni lode, dite a tutti i popoli le sue meraviglie.