S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

La parabola della zizzània, del granello di senape, del pugno di lievito dicono qualcosa dello stile di Dio, del suo regno, e quindi del nostro modo di vivere, e agire.

I quel terreno che è la nostra vita, il contesto dove viviamo convivono il bene e il male. Facciamo i conti che la bellezza delle persone, le loro capacità, risorse umane, con le nostre potenzialità, ma anche allo stesso tempo con i nostri limiti, con il male, il peccato, la cattiveria dell’uomo…

Dove si posa il nostro sguardo?

“Signore da dove viene la zizzània? Vuoi che andiamo a raccoglierla? No… lasciate che crescano insieme…”

Che strano questo modo di fare di Dio. Guardiamo in tre passaggi il suo stile.

E’ una questioni di SGUARDI. Dio ha lo sguardo e la preoccupazione verso il seme  che sta crescendo, sulla sua positività, bellezza, sulla sua forza. Il nostro sguardo spesso si ferma a vedere quello che non va, quasi infastiditi perché viene meno una perfezione. Ci concentriamo sull’errore, sulle debolezze, su chi sbaglia o sui nostri sbagli o su quello che potevamo fare e non è stato fatto; “Ho preso otto a suola… potevi dare di più.” Sappiamo avere anche noi questo sguardo che sa vedere i semi di vita presenti in noi, nelle persone, nel mondo, è’ uno sguardo di cura. Oppure siamo fermi a lamentarci per quello che non va, quello che manca, siamo bloccati sui nostri o altrui sbagli?

“LASCIATE”… un verbo che dice PAZIENZA, saper attendere che l’altro cresca, arrivi a capire, si renda conto. Lasciare crescere insieme significa dare tempo, oggi in una società dove non c’è più il tempo di attendere, si bruciano le tappe, si deve essere subito grandi per certe cose, per altre non si vuole assumersi le proprie responsabilità. Lasciare è la pazienza (portare il peso) di accettare che non siamo perfetti e non lo è chi ci è vicino, nel il mondo, nel la nostra comunità o famiglia. Una pazienza che non è sterile rassegnazione indifferenza ( non è affare mio) ma una attesa motivata dall’amore, che è calma, serena nel rispetto dei tempi dell’altro, facendo quanto è nelle nostre possibilità. Lasciare è dare spazio e tempo all’altro di crescere.

Ecco il terzo tratto dello stile di Dio, FAR CRESCERE. Il rischio per volere una perfezione è quello di non lasciar crescere, di togliere ogni fatica, togliere ogni progressiva responsabilità che fa maturare. Una volta si diceva: “Sbagliando s’impara”. Adesso sembra che non c’è tempo per imparare si vogliono persone già perfette, efficienti, oppure si vorrebbe una comunità di perfetti, rischiando di diventare moralmente rigidi e giudicanti verso chi sbaglia o verso se stessi. Il far crescere è l’atteggiamento della misericordia, del coltivare atteggiamenti che promuovono la persona, che la incoraggiano a rischiare i propri talenti, anche se si può sbagliare. “ Dopo i peccati tu concedi il pentimento”. E’ lasciare lo spazio di una ripartenza nuova. Dio non è preoccupato della perfezione, ma che il seme, la pianta cresca per portare frutto a suo tempo. Che bello avere questo sguardo su di noi, sui nostri limiti, peccati, o fallimenti, e sugli altri. E’ lo stile di vita, del farci vicino all’altro non secondo le nostre aspettative ma con fede e rispetto per la potenzialità di vita e di dono che c’è in lui.

Alla fine ci sarà il raccolto, il momento di chiarezza e verità, della zizzània non resta niente. E’ un avvertimento chiaro a puntare a concentrarci a far crescere il seme buono e non approfittare della pazienza di Dio perché del male e di tutte le sue manifestazioni non resterà niente.