S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

foglietto n. 24/2020

14 Giugno 2020 – Corpus Domini


PULIZIE Sospese

CELEBRAZIONI DELLE MESSE CON IL POPOLO
Per garantire il necessario distanziamento fisico di almeno un metro, in chiesa ci si deve sedere sui banchi dove indicato da un segnaposto o sulla sedia (senza spostarla da dove è posizionata). A tal scopo, la nostra chiesa di S. Ambrogio potrà accogliere i fedeli fino a un numero massimo di 125 (esclusi coloro che faranno un servizio alla liturgia). Non possiamo assolutamente oltrepassare questo limite, pena la chiusura della chiesa. Ci sono ulteriori 50 posti sul sagrato della chiesa. L’unica porta d’ingresso sarà quella centrale. Per l’uscita saranno accessibili tutte le altre porte.
Le persone diversamente abili potranno accomodarsi nei posti a loro riservati. Ad ora abbiamo predisposto 10 posti dove possiamo accogliere 10 nuclei famigliari seduti vicini tra loro.
Esortiamo tutti ad avere pazienza e a sopportare gli inevitabili disagi, compreso quello di non poter entrare in chiesa se i posti fossero tutti occupati.

OFFERTE IN CHIESA
Non ci sarà raccolta di offerte durante la Messa ma alle porte della chiesa ci saranno delle cassette per lasciare la propria offerta a sostegno delle spese della Parrocchia.

VISITA E COMUNIONE AGLI ANZIANI/AMMALATI
Per ora è ancora sospesa la visita agli ammalati, fa eccezione il caso di chiamata per l’unzione degli infermi o per il viatico. Invito i famigliari di contattare don Federico se i propri cari hanno piacere di ricevere i sacramenti.

CONFESSIONI
E’ possibile accostarsi al sacramento della Riconciliazione, fedele e sacerdote indossino la mascherina e siano ad una congrua distanza. Don Federico è disponibile per le confessioni sabato 20 in chiesa a S. Ambrogio dalle ore 17. Oppure basta chiamarlo per qualsiasi altro momento.

MESSE CON I RAGAZZI DI CATECHISMO
Con le catechiste abbiamo pensato di vivere un momento d’incontro e saluto con i ragazzi della classi di catechismo delle medie durante la messa feriale. LUNEDI’ 15 giugno ore 18.30 classi seconda e quinta elementare.

MESSA DI SALUTO con i bambini dell’ultimo anno della scuola materna Venerdì 19 giugno alle ore 18.30.

MESSA CAPITELLO DI S. ANTONIO AL FASSINARO Martedì 16 giugno alle ore 20 sarà possibile partecipare fino al completamento dei posti disponibili.

CASSETTA PER LE INTENZIONI DI PREGHIERA
Raccoglie intenzioni di preghiera che verranno ricordate nella preghiera dell’adorazione eucaristica il secondo venerdì del mese.

BUSTE PARROCCHIALI
Ringrazio quanti contribuiscono secondo coscienza e possibilità per il bene della comunità.

1) Una pietra per il sagrato
Consiste nell’acquistare simbolicamente una o più pietre per il sagrato al costo di 50 euro l’una. Si possono acquistare anche con offerte straordinarie tramite bonifico bancario specificando la causale “una pietra per il sagrato”.
Di seguito gli estremi per il bonifico:
PARROCCHIA S. AMBROGIO DI GRION IBAN IT 24 Y 08327 62941 000000012690 presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO AG. TREBASELEGHE.

2) Prestiti Graziosi
E’ una modalità che permette di fare un prestito, che non matura interessi, alla Parrocchia e che verrà restituito dopo almeno 12 mesi su richiesta della famiglia donante. Il tutto verrà regolato attraverso l’accordo “Scrittura privata di prestito infruttifero”. Chi sceglie questa modalità deve rivolgersi personalmente al Parroco.

Ringrazio quanti contribuiscono secondo coscienza e possibilità per il bene della comunità.

MEDITAZIONE SUL CORPUS DOMINI DI MONS PIZZABALLA

Abbiamo celebrato da poco la festa della Santissima Trinità, e abbiamo detto che per entrare nella comprensione di questo mistero non possiamo usare altro linguaggio se non quello dell’amore: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio…” (Gv 3,16).

La Solennità del Corpus Domini ci fa fare un passo oltre, e ci dice qualcosa su come ama Dio, sul modo che Dio ha scelto per amare tanto il mondo. E ci dice che questo “come” passa attraverso il suo Corpo.

Il capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, da cui è tratta la pericope che ascoltiamo oggi, riporta il grande discorso di Gesù nella sinagoga di Cafarnao: dopo aver moltiplicato il pane (Gv 6,1-15), dopo aver attraversato il lago in tempesta (Gv 6,16-21), Gesù si ferma e spiega il miracolo del pane. E dice che l’unico pane capace di nutrire e di dare vita non può essere se non il suo Corpo, che l’unico modo per avere accesso all’amore di Dio è passare per il suo Corpo.

In questo Corpo, Gesù ha riversato – vi ha “svuotato” dentro, direbbe S. Paolo (cfr Fil 2) – tutta la vita di Dio, tutto l’amore con cui Dio ama, tutti i suoi sentimenti, i suoi pensieri. Il Corpo di un uomo si è riempito della vita di Dio. Su questo Corpo è disceso e rimasto lo Spirito, che l’ha impregnato dal di dentro.

È con questo Corpo che Gesù ha amato coloro che ha incontrato, si è avvicinato alle persone, le ha guardate e viste, ha sentito compassione per loro, ha toccato e si è lasciato toccare; si è lasciato profumare. Ha imposto le mani, ha accarezzato, ha ascoltato, ha parlato. Ha sentito fame e sete, stanchezza e paura, ha condiviso il cammino, si è seduto a mensa, ha provato tenerezza e rabbia. Ha pregato il Padre. Questo Corpo, lì dove è arrivato, ha guarito e salvato.

Nell’ultima cena con i suoi amici, Gesù ha fatto di questo corpo il segno della sua presenza definitiva fra noi, l’ha donato e ha reso questo dono eterno attraverso un memoriale: nell’Eucaristia questo Corpo rimane dato per sempre. Questo Corpo, sulla croce, è stato preso e spezzato.

Ora Gesù dice che chi si nutre di questo Corpo – l’evangelista utilizza il termine “carne” per dire la stessa cosa – vivrà in eterno: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,52). Ovvero che chi si nutre di questa vita, completamente data, assume in sé una vita nuova, che dal di dentro, silenziosamente, lo trasforma. E lo rende capace, a sua volta, di vivere il corpo come dono, offerto per entrare in comunione con altri corpi, con altre vite.

Lo rende capace di vivere il corpo come eucaristia, perché il nostro corpo è il grande sacramento di cui ciascuno è sacerdote, su cui sempre è chiamato a ripetere le parole: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”.

Abbiamo ascoltato che di fronte a questa Parola qualcuno si scandalizza: “Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?»” (Gv 6,51).

Ci si scandalizza di fronte ad un modo di vivere così, in cui il corpo è dato in cibo perché l’altro possa vivere. Eppure non c’è comunione e non c’è amore – e quindi non c’è vita – se non passando per un corpo dato.

L’alternativa è un corpo tenuto strettamente chiuso in se stesso, prigioniero del proprio bisogno di sopravvivere, di avere, prigioniero della paura di donarsi. Un corpo, vissuto così, è solo votato alla morte e alla solitudine.

Dio, invece, “inventa” la possibilità di avere un Corpo per creare comunione con noi: e si fa uomo, e si fa pane. E dona all’uomo la possibilità di vivere nel proprio corpo la stessa dinamica eucaristica di dono di sé, di gratitudine, di comunione, perché tutto sia coinvolto nell’amore, e quindi tutto torni al Padre.

+Pierbattista

AVVISI DELLA COLLABORAZIONE

ORARIO SS. MESSE NELLE PARROCCHIE DELLA COLLABORAZIONE

COMMENTO AL VANGELO

Con il suo «pane vivo» il Signore vive in noi
di E. Rocchi

Nella sinagoga di Cafarnao, il discorso più dirompente di Gesù: mangiate la mia carne e bevete il mio sangue. Un invito che sconcerta amici e avversari, che Gesù ostinatamente ribadisce per otto volte, incidendone la motivazione sempre più chiara: per vivere, semplicemente vivere, per vivere davvero. È l’incalzante convinzione di Gesù di possedere qualcosa che cambia la direzione della vita. Mentre la nostra esperienza attesta che la vita scivola inesorabile verso la morte, Gesù capovolge questo piano inclinato mostrando che la nostra vita scivola verso Dio. Anzi, che è la vita di Dio a scorrere, a entrare, a perdersi dentro la nostra. Qui è racchiusa la genialità del cristianesimo: Dio viene dentro le sue creature, come lievito dentro il pane, come pane dentro il corpo, come corpo dentro l’abbraccio. Dentro l’amore. Il nostro pensiero corre all’Eucaristia. È lì la risposta? Ma a Cafarnao Gesù non sta indicando un rito liturgico; lui non è venuto nel mondo per inventare liturgie, ma fratelli liberi e amanti. Gesù sta parlando della grande liturgia dell’esistenza, di persona, realtà e storia. Le parole «carne», «sangue», «pane di cielo» indicano l’intera sua esistenza, la sua vicenda umana e divina, le sue mani di carpentiere con il profumo del legno, le sue lacrime, le sue passioni, la polvere delle strade, i piedi intrisi di nardo, e la casa che si riempie di profumo e di amicizia. E Dio in ogni fibra. E poi come accoglieva, come liberava, come piangeva, come abbracciava. Libero come nessuno mai, capace di amare come nessuno prima. Allora il suo invito incalzante significa: mangia e bevi ogni goccia e ogni fibra di me. Prendi la mia vita come misura alta del vivere, come lievito del tuo pane, seme della tua spiga, sangue delle tue vene, allora conoscerai cos’è vivere davvero. Cristo vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza come l’ha vissuta lui. Dio si è fatto uomo perché ogni uomo si faccia come Dio. E allora vivi due vite, la tua e quella di Cristo, è lui che ti fa capace di cose che non pensavi, cose che meritano di non morire, gesti capaci di attraversare il tempo, la morte e l’eternità: una vita che non va perduta mai e che non finisce mai.
Mangiate di me! Parole che mi sorprendono ogni volta, come una dichiarazione d’amore. «Voglio stare nelle tue mani come dono, nella tua bocca come pane, nell’intimo tuo come sangue; farmi cellula, respiro, pensiero di te. Tua vita». Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola.

Letture: Deuteronòmio 8,2-3.14b-16a; Salmo 147; 1 Corìnzi 10,16-17; Giovanni 6,51-58