S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

Il pozzo è il luogo dell’incontro che nasce da dei bisogni, la sete.

Questo incontro che avviene al pozzo di due persone che hanno sete dice qualcosa di Dio e dell’umanità.

Guardando a Gesù e alla samaritana al pozzo possiamo vedere quali sono i passaggi che portano a un incontro che estingue la sete, quella di essere amati e di amare, che per primo è la sete di Dio, un incontro che genera vita. In questo incontro si vede come Dio si PRENDE CURA DI NOI.

Il primo passaggio: “Dammi da bere”. Gesù ha sete, non ha paura di mostrarsi che ha bisogno. Un Dio che si fa incontro a me e ha bisogno, sa che può ricevere molto da ognuno di noi, ma ha anche sete di noi di donarci una sorgente intera, donarci ciò che estingue ogni sete.

Anche la donna che va al pozzo ci va perché ha sete, ha bisogno di acqua, Gesù l’aiuta a prendere consapevolezza della propria sete, di un acqua non solo materiale.

Qual è la nostra sete oggi? Quella di essere ascoltati, non giudicati, essere accolti, capiti in profondità, di fare verità, di trovare senso alla malattia che viviamo, di trovare persone con le quali possiamo condividere i nostri difetti, incapacità e così creare fraternità, di felicità?

Il primo passo: accettare di aver sete, se il bisogno è riconosciuto, accolto, questo apre all’incontro.

Il secondo passaggio: “Ma chi berrà dell’acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno… Anzi diventerà in lui sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”.

Quando abbiamo sete quale acqua cerchiamo? Magari cerchiamo l’acqua delle amicizie facili, d’interesse, quelle che ci offrono tutto e subito, o del “Ma dai non fa niente, continua in quello che fai”, quelle che ci invitano alla falsità, all’imbroglio, alla strada più comoda del penso a me, evito le fatiche…

E l’acqua di Gesù com’è? Un’acqua che estingue ogni sete e che crea una sorgente in noi. Facciamo l’analisi di quest’acqua.

E’ un’acqua che desidera essere amata da noi, desidera incontrarci. E’ un’acqua che non sa di rimprovero o di accusa per ciò che non va, ma che ha il sapore di accoglienza senza giudizio. E’ un’acqua che sa di ascolto profondo, di verità di noi, butta giù i muri (“hai detto bene non ho marito…”). E’ un’acqua che non chiede prima di metterci in regola ma che ci offre un amore gratuito, senza meriti. Un’acqua che si fida di noi, che scommette su ciò che siamo, che prende sul serio i nostri bisogni più profondi.

La donna samaritana al pozzo si sperimenta accolta, capita in profondità, letta e amata nelle sue ferite e bisogni, non giudicata, percepisce un’energia di amore che ne è contagiata, dissetata in pienezza e libera.

Diventa così sorgente di acqua per gli altri, corre in città a raccontare questo incontro, racconta che ha incontrato il Messia, il salvatore, Dio. E’ L’esperienza dell’ALLEANZA di non essere soli.

Come allora possiamo abbeverarci a questa sorgente che è Gesù? Dove possiamo fare il carico di quest’acqua?

Ritornare al pozzo del Vangelo, silenzio, ascolto dell’umanità di Gesù figlio di Dio che ci mostra il volto del Padre. Vivere una confessione come ricerca dell’acqua che conferma che siamo amati sempre e gratuitamente da Dio (la speranza non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori), nonostante le nostre cadute, e non come mera pulizia dell’anima. Tutti abbiamo sete, siamo portatori di povertà e disabilità, chiediamo la forza dello Spirito Santo per farci attenti alle povertà e disabilità altrui, ma anche l’umiltà di non nascondere le nostre e condividerle. Anche questo è un bel modo di dissetarci alla sorgente di Gesù.