S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

Che tristezza fa una casa vuota, disabitata, una strada dove non passa nessuno, un grembo che non riceve la vita.

Ormai siamo alle porte del Natale, c’è la corsa all’acquisto degli ultimi regali, forse nell’acquisto di quel regalo a volte c’è da riempire un vuoto o c’è qualcosa di più?

Oggi il vangelo ci presenta un grande regalo, l’incontro fra due donne visitate dalla grazia, dalla gratuità dell’amore di Dio: Maria ed Elisabetta. Una vista che ha il sapore di un regalo reciproco.

Maria andò in fretta da Elisabetta. Una fretta dettata dal voler vedere il segno annunciato dall’angelo, dal portare un aiuto alla cugina, in fretta anche per paura di cosa poteva succedere a lei, vista la sua gravidanza fuori dal normale.

Maria entra in casa di Elisabetta e così si celebra un incontro di vita, di sguardi, di riconoscimento reciproco: i due figli in grembo si riconoscono. Entrambe sono l’una per l’altra un dono particolare.

Maria è dono per Elisabetta perché con la sua presenza porta il salvatore. E’ un dono per Elisabetta perché è una testimonianza di una donna che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto, ha creduto nel dono di un Dio che si fa carne nel grembo suo, che prende casa nella nostra umanità. Ed Elisabetta riconosce in lei la madre del suo Signore. Maria è un dono perché la sua presenza potrà essere un aiuto ad Elisabetta per la sua gravidanza avuta in anziana età.

Anche Elisabetta è un dono per Maria. Per prima cosa Maria va da Elisabetta per vedere in lei i segni della potenza di vita che può compiere il Signore, Dio è fedele alle sue promesse. Elisabetta è un dono per Maria perché la benedice, “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo.” Benedire, cioè dire bene Elisabetta da una conferma a Maria di chi sta crescendo nel suo grembo. E poi è un dono perché si possono sostenere a vicenda nel loro sì detto a Dio.

In quella casa avviene uno scambio di doni attraverso l’incontro di queste due donne, il canto del magnificat di Maria non nasce nella solitudine, ma nell’abbraccio di due donne, nello spazio degli affetti. Le relazioni umane sono il sacramento, cioè il segno della presenza di Dio quaggiù.

In questa domenica guardando la strada abitata dalle nostre famiglie, chiediamo la capacità di riconoscere che l’altro è un dono per me, l’altro è un regalo per me.

Tutti prepariamo dei regali a Natale, perché attendiamo il grande regalo che è Dio che si fa carne per abitare la nostra vita. A partire da questo grande regalo vi invito nel regalo che vi fate in famiglia di scrivere anche un biglietto completando questa frase: “TU PER ME SEI UN REGALO PERCHE’….”

Non è sempre scontato riconoscere come l’altro sia un regalo per me, specie quando le relazioni sono segnate da ferite, da sofferenze, da errori… chiediamo la luce per riconoscere la strade dove siamo invitati a camminare.

Riconoscere che l’altro è un regalo per me significa riconoscere come la presenza di Dio passa attraverso i gesti le parole delle altre persone, del loro essere un regalo anche per me.

Vivere la santità significa allora riconoscere queste presenze e questi doni e così disporci ad accogliere l’Emmanuele il Dio con noi. E’ vivere l’esperienza di essere abitati da Dio.