S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

Anche in questa domenica Gesù usa un’immagine del mondo agricolo per parlarci del Regno di Dio, per introdurci a scoprire il volto di Dio.

Un Dio che semina, un contadino che getta il seme affinché nasca vita, porti frutto, cibo, nutrimento per la vita. A prima vista sembra un contadino distratto semina sulla strada, sui sassi, sui rovi e infine anche sulla terra.

Fermiamoci a veder che tipo di seme getta e il tipo di terreno perché il miracolo della vita nasce dall’incontro tra il seme e la terra.

Oggi si cerca varietà di semi sempre più pregiate per ottenere un prodotto bello, buono, abbondante, o piante resistenti. Quel seme è la parola di Dio che è seminata in noi, una parola che porta con sé una potenzialità di vita.

Questo seme è la parola, la vita di Gesù, che quando viene accolta, porta vita, rialza, fa ripartire e ci mostra il volto di Dio.

Una parola che c’è donata ogni domenica, ogni volta che apriamo la Bibbia, quanta fiducia abbiamo in questa parola? Quanta consapevolezza di questo dono? Ascoltiamo tante parole, radio, tv, discorsi di vario tipo ma quanto la parola di Dio trova spazio nel nostro cuore?

Una parola che è potenziale di vita, ma quante volte fermiamo con le nostre scelte con i nostri atteggiamenti il miracolo della vita?

Ecco che il seme cade. Cade sulla strada. Quante volte siamo strada? Cioè una vita che non si ferma mai, sempre di corsa perché c’è sempre da fare qualcosa, a volte è necessaria, altre sono corse che ci imponiamo noi di fare.

La parola di Dio per portare frutto chiede un minuto di sosta, il seme nel terreno non germina subito. Fermarci e trovare piccoli spazi di tempo per lasciar germinare il seme.

Il seme cade sul terreno sassoso, un terreno poco profondo come può essere il nostro cuore che si entusiasma, gusta la parla ma alla prima fatica molla, non custodisce, non medita, manca la solidità di perseverare. Magari abbiamo fatto una bella esperienza in un santuario, in un monastero, è stato forte perché abbiamo intuito l’importanza della parola di Dio, ma ritornati a casa la quotidianità, la frenesia ha smorzato il piccolo germoglio.

Il seme cade sulle spine, in un cuore, dove le preoccupazioni e la seduzione del benessere soffocano la parola. Sono le spine della preoccupazione di conciliare lavoro e famiglia, di resistere allo sconforto, all’insicurezza del domani, al ritenere che sia più importante correre avere questo, quell’altro piuttosto che far crescere il seme della parola. Riusciamo a dare un nome a queste preoccupazioni, a queste seduzioni che soffocano la vitalità del seme della parola di Dio?

Il seme cade sul terreno buono descritto attraverso quattro verbi: “ascoltare”, “capire”, “fruttificare” e “fare”. Sono le quattro tappe che permettono alla parola di compiere per intero il suo percorso.

In quale terreno mi ritrovo? E’ importante prendere coscienza del tipo di terreno che sono con la consapevolezza che Dio continua a seminare in me senza sosta per quanto io sia arido, spento, sterile, affannato. E’ una logica assurda seminare in abbondanza e non fare raccolto, è la logica della gratuità e dell’amore che risveglia in ciascuno la responsabilità della libertà nel rispondere ai suoi doni per far germinare vita nuova nel campo della vita.