S.AMBROGIO di GRION

Avvisi parrocchiali

“Prendete il mio giogo su di voi”.

Il giogo è l’attrezzo che era impiegato per i buoi, per l’aratura, per farli andare dritti, per sfruttare la loro forza. E’ un attrezzo pesante, esprime sottomissione.

Al tempo di Gesù il giogo esprimeva la legge, l’osservanza scrupolosa della legge, il popolo doveva sottomettersi alla legge per ottenere la salvezza: rispetto la legge così Dio mi salva.

Oggi possiamo chiederci quali sono i nostri gioghi? Cosa ci appesantisce o ci sottomette impedendoci di manifestare la forza dell’amore?

A livello spirituale può essere vivere il nostro rapporto con Dio secondo la logica della legge: rispetto i comandamenti, le regole e tu Dio mi salvi, un dare/avere. Possiamo vivere così oggi la nostra relazione con Dio come un perso, una cosa da fare, una legge da rispettare…

Da questo derivano i sensi di colpa che schiacciano, il sentirsi inadeguati, mancanti, mai apposto rispetto a Dio. Oppure la presunzione di sentirci superiori, arrivati. Altre volte sono gioghi che ci carichiamo noi stessi o l’ambiente dove viviamo: il dover fare, il senso del dovere eccessivo, la prestazione, il dover apparire a tutti i costi. E’ il peso dell’insicurezza, scarsa fiducia in se stessi  della paura di non farcela, che fa scattare tutta una serie di meccanismi che portano a preoccupazioni, ansie… Gioghi che condizionano, che appesantiscono il vivere e non permetto di riconoscere e gustare il bello.

“Prendete il mio giogo… il mio giogo è dolce e il mio carico leggero”. In che cosa consiste il giogo di Gesù? Chi potrà capirlo? Solo i piccoli, coloro che sono disponibili e non oppongono la resistenza dell’arroganza del so tutto io, mi salvo da solo.

Consiste nella legge dell’amore che esprimo con l’immagine della candela. Essa nel suo bruciarsi fa luce, calore. La legge dell’amore (della candela che brucia) ci indica una direzione. Per esempio può significare fare un servizio non perché devo, o solo perché è bello stare con i coetanei o i più piccoli, ma perché di fondo ho sperimentato la GRATUITA’ della bellezza di essere amato e di amare, di lasciarci curare e poi curare con una parola, un gesto.

Un’altra direzione è fare le cose con il CUORE, “imparate da me che sono mite e umile di cuore” dice Gesù. Ascoltare e fidarci delle potenzialità, le ricchezze che lui ha posto dentro ciascuno di noi. C’è del bello in ciascuno anche se ci sembra di no, è  un riflesso Suo. Umile non è chi si squalifica, chi non sa vedere la propria unicità, bellezza, ma chi sa riconoscersi per ciò che è e lo dona agli altri. Allenarsi nell’ascolto per fare la nostra parte, nessuno è indispensabile ma tutti necessari.

La legge della candela è quella del CONSUMARSI, bruciando si consuma, è la logica dell’eucaristia. Ogni persona che prende il giogo di Gesù si consuma, si spenda, sacrifica (anche se possono essere derisi). Si consumano i vestiti, energie, ore di sonno… ma dentro senti una leggerezza, una serenità che sono dono di Dio per chi si spende e per aver seminato gioia e bellezza intorno a se. E’ un carico leggero quando questo consumarsi è frutto di un’adesione alla volontà di Dio, quando è frutto che il solo senso della vita e donarla e non trattenerla.

Questo sì che è un giogo che libera, perché è una legge che mette in conto che la candela può spegnersi… sono le cadute, le debolezze… ma sempre traguardate al fatto, come dice S. Paolo che siamo sotto il domino dello Spirito di Dio dal momento che abita in noi. Gesù propone un suo giogo ed è quello di essere liberi di scegliere per il bene dell’uomo, per la vita.

Imparare a connettersi e lasciarci guidare dallo Spirito Santo ci porta a trovare modalità ed energie nuove per generare vita.